"Il calcio è lo sport più importante del mondo ed appartiene a tutti noi. Ciascuno di noi dovrebbe avere il diritto di giocare, guardare e discutere liberamente, senza paura".E' questo l'incipit del sito ufficiale del Football Against Racism in Europe (FARE), l'ente che combatte contro ogni tipo di discriminazione, che sia nello stadio, sul campo, negli spogliatoi, durante gli allenamenti, negli uffici e nelle classi; commessa da tifosi, calciatori, manager, allenatori, amministratori o educatori.
Purtroppo infatti il razzismo è molto radicato all'interno dello sport, e poiché quello più praticato è il calcio, non è difficile citare episodi demoralizzanti: Secondo l’Osservatorio su razzismo e antirazzismo, solo nella stagione 2011/2012 ci sono stati più di 30 casi di razzismo negli stadi italiani.
Il presidente della UEFA, M. Platinì, si impegna da molto tempo in una campagna che impedisca al razzismo di sopravvivere all'interno del bellissimo sport che è il calcio: grazie all'accordo firmato nel 2001 con la FARE, le principali competizioni per club sponsorizzano i messaggi anti-razzisti attraverso spot pubblicitari (video al fondo), fasce sulle magliette dei giocatori e "sfilate" di bambini che indossano magliette "Unite Against Racism".
Episodi di discriminazione continuano però a verificarsi spesso: nonostante i tutti gli sforzi della FARE e della UEFA, il razzismo all'interno delle tifoserie non sembra diminuire.
Proprio per questo, anche l'ONU è intervenuta e in occasione della giornata contro le discriminazioni razziali, il centrocampista del Milan Kevin Prince Boateng è stato invitato ad esprimere la sua opinione:
"Il razzismo- ha esordito- esiste anche nel 2013, è per le strade, negli stadi ed è inutile negarlo. [...] Ho conosciuto la malaria ma è molto peggio il razzismo. E’ un problema grave che non è passato, un virus contagioso. Ovunque incontriamo il razzismo, dobbiamo alzarci ed agire, esporci e prevenirlo, agire e reagire. Se pensassimo che il razzismo si estingue da solo, commetteremmo il peggiore degli errori. Gli atleti di spicco hanno più responsabilità degli altri. Non possiamo permetterci di essere indifferenti o passivi".
Ecco lo spot televisivo della UEFA
di Marco Domenichelli
Dati e informazioni ottenuti da: FARE network, UEFA.com e Sport Mediaset
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