Il consumo di marijuana si diffonde in tutta Europa negli anni '70,gli anni "beat" della "contestazione",dopodiché torna prepotentemente di moda negli anni '90. In effetti "moda" è proprio la parola che può essere utilizzata attualmente per parlare di questo fenomeno tra i giovani. Il consumo è raddoppiato tra i tredicenni e significativamente aumentato tra i quattordicenni e i sedicenni. La percentuale di chi ha consumato marijuana almeno una volta in vita sua: dal 25 per cento del 1995 al 32,7 del 2001: praticamente un terzo della popolazione giovanile.
Sebbene gli effetti di tale sostanza siano lodati e ricercati da tutti i giovani,dietro a tale fenomeno si riscontrano numerosi effetti collaterali sul cervello.
Di fatto, questo, contiene oltre 4.000 sostanze chimiche di cui almeno 69 sono state classificate come cancerogene. La marijuana per essere fumata viene , in genere, mescolata con il tabacco poiché da sola è meno combustibile. In virtù di questa sua caratteristica, la cannabis contiene il 50% in più di policiclici aromatici cancerogeni, idrocarburi compresi il naftalene, benzantracene e benzopirene.Tale sostanza si inserisce tra delicatissimi meccanismi neurochimici alla base delle funzioni cognitive. I ricercatori tedeschi hanno dimostrato che il Thc è capace di spazzare via dal cervello memorie sgradevoli agendo proprio sui recettori della cannabis,creando un mondo psicologico parallelo di emozioni.
Inoltre l'assunzione di sostanze psicoattive prima della completa formazione del cervello (18 anni) produce carenza di attenzione e concentrazione,nonché un abbassamento del QI di 8-13 punti.
Che si parli di canapa,marijuana,spinello o canna,gli effetti sono sempre gli stessi. Un trip basta per la libertà,dicono,ma a quale prezzo?
di Costanza Scatà
Fonti: ilMessaggero.it e Mednat.org
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