martedì 2 aprile 2013

Caso Marò. Nelle forze armate, e non solo, ora montano rabbia e sgomento: quale tutela?




I due fucilieri della Marina militare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dalle autorità indiane di omicidio di due pescatori locali, sono rientrati  a nuova Delhi.  E intanto i  due marò sono sempre più al centro di una controversia internazionale tra Italia e India ma anche di una tempesta politica interna


ESTERI - Il rientro nella più completa segretezza. Il governo indiano ha annunciato di voler creare “velocemente” il tribunale speciale che li dovrà giudicare.


“Siamo militari, noi andiamo avanti e andremo avanti”. Sono queste le uniche parole pronunciate da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone durante il volo di ritorno verso l’India. A riferirle il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, che li ha accompagnati nel triste rientro a New Delhi.
I due fucilieri, tornati nella sede diplomatica italiana riprenderanno la loro routine e, in particolare, il lavoro di assistenti nell'ufficio dell'addetto militare.
Sono stati accolti dall'ambasciatore Daniele Mancini, reduce da giorni di tensione a causa della decisione della corte suprema di limitare la sua immunità e dallo staff diplomatico con cui avevano “familiarizzato”, fin da quando erano arrivati dal Kerala lo scorso 18 gennaio.

L’arrivo a New Delhi nell'ultimo giorno del loro permesso di quattro settimane è  avvenuto nella più completa segretezza. Il governo indiano ha annunciato ora di voler creare “velocemente” il tribunale speciale che li dovrà giudicare. Per Latorre e Girone ricomincia adesso l'attesa.



Le parole del capo di stato maggiore, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi: «Hanno avuto il coraggio dell’obbedienza, nel momento più difficile, guardando all’interesse dell’Italia». Non sfugga il riferimento all’obbedienza. È rivolto a chi, anche tra i ministri, ha fatto sapere che la decisione di tornare in India era stata condivisa, se non addirittura suggerita, proprio dai due marò. No, non è andata così. I due sottufficiali hanno obbedito agli ordini del governo. Ma non si dica che l’hanno scelto loro.  
Intanto la riconsegna alla giurisdizione italiana è appunto quello che non avverrà. Anzi. Di fatto il governo italiano ha rinunciato alla sua istanza di arbitrato internazionale e accetta che il processo si faccia in India.  
È grande, ora, lo sgomento nelle forze armate. Giunge voce di fermento nelle accademie: c’è chi pensa a misure forti di protesta. Conferma il maresciallo Antonello Ciavarelli, del Cocer Marina: «I colleghi sono in forte agitazione e disagio non solo sulle navi e nelle basi, ma anche negli istituti di formazione». Quale tutela per chi svolge missioni così delicate e pericolose? 

di Sirio A. Vero


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