ESTERI - Il rientro nella più completa segretezza. Il governo indiano ha annunciato di voler creare “velocemente” il tribunale speciale che li dovrà giudicare.
“Siamo
militari, noi andiamo avanti e andremo avanti”. Sono queste le uniche parole
pronunciate da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone durante il volo di
ritorno verso l’India. A riferirle il sottosegretario agli Esteri Staffan De
Mistura, che li ha accompagnati nel triste rientro a New Delhi.
I due fucilieri, tornati nella sede diplomatica italiana riprenderanno la loro
routine e, in particolare, il lavoro di assistenti nell'ufficio dell'addetto
militare.
Sono stati accolti dall'ambasciatore Daniele Mancini, reduce da giorni di tensione a causa della decisione della corte suprema di limitare la sua immunità e dallo staff diplomatico con cui avevano “familiarizzato”, fin da quando erano arrivati dal Kerala lo scorso 18 gennaio.
L’arrivo a New Delhi nell'ultimo giorno del loro permesso di quattro settimane è avvenuto nella più completa segretezza. Il governo indiano ha annunciato ora di voler creare “velocemente” il tribunale speciale che li dovrà giudicare. Per Latorre e Girone ricomincia adesso l'attesa.
Sono stati accolti dall'ambasciatore Daniele Mancini, reduce da giorni di tensione a causa della decisione della corte suprema di limitare la sua immunità e dallo staff diplomatico con cui avevano “familiarizzato”, fin da quando erano arrivati dal Kerala lo scorso 18 gennaio.
L’arrivo a New Delhi nell'ultimo giorno del loro permesso di quattro settimane è avvenuto nella più completa segretezza. Il governo indiano ha annunciato ora di voler creare “velocemente” il tribunale speciale che li dovrà giudicare. Per Latorre e Girone ricomincia adesso l'attesa.
Le parole del capo di stato maggiore,
l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi: «Hanno avuto il coraggio dell’obbedienza, nel
momento più difficile, guardando all’interesse dell’Italia». Non sfugga il riferimento
all’obbedienza. È rivolto a chi, anche tra i ministri, ha fatto sapere che la
decisione di tornare in India era stata condivisa, se non addirittura
suggerita, proprio dai due marò. No, non è andata così. I due sottufficiali
hanno obbedito agli ordini del governo. Ma non si dica che l’hanno scelto loro.
Intanto la riconsegna alla
giurisdizione italiana è appunto quello che non avverrà. Anzi. Di fatto il
governo italiano ha rinunciato alla sua istanza di arbitrato internazionale e
accetta che il processo si faccia in India.
È grande, ora, lo sgomento nelle forze
armate. Giunge voce di fermento nelle accademie: c’è chi pensa a misure forti
di protesta. Conferma il maresciallo Antonello Ciavarelli, del Cocer Marina: «I
colleghi sono in forte agitazione e disagio non solo sulle navi e nelle basi,
ma anche negli istituti di formazione». Quale tutela per chi svolge
missioni così delicate e pericolose?
di Sirio A. Vero
Fonti: laStampa.it, laRepubblica.it, Rai.tv e Ansa.it
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