martedì 2 aprile 2013

La pillola che rimuove i ricordi



Se mi lasci ticancello’, film del 2004 con Jim Carrey e Kate Winslet, racconta le reazioni di una coppia dopo la fine della loro storia d’amore: i due decidono di farsi rimuovere dalla mente i ricordi l’uno dell’altro grazie a un macchinario. Fantascienza? Forse non più tanto.


 Il nuovo medicinale creato nel Laboratorio di stress traumatico di Tolosa, (articolo originale pubblicato su La Parisienne) di nome propranololo, non elimina completamente i ricordi dal cervello ma annulla la carica emotiva ad essi legata. Questa molecola era già conosciuta negli anni Novanta, ma veniva somministrata esclusivamente per mal di testa o disturbi cardiaci: grazie ai recenti studi, si è scoperto che può anche essere utilizzata per sfumare la carica negativa proveniente da shock infantili o traumi.
Un’equipe di Amsterdam ha compiuto un esperimento su un gruppo di persone, creando nei pazienti un ricordo spiacevole legato a un ragno mediante una piccola scossa elettrica alla vista di esso. Si è notato che, 24 ore dopo la somministrazione della molecola, l’effetto negativo dell’esperienza era sparito.
I risultati della somministrazione del propranololo sono stati positivi anche nei test effettuati alla Harvard University e all'Associazione di psichiatria biologica di Parigi: i pazienti, grazie al medicinale, hanno avuto un netto miglioramento nella reazione ad eventi traumatici. In particolare, la terapia è stata utile applicata a soggetti vittime di stupri o attacchi terroristici o a soldati perseguitati dagli orrori della guerra.
Per saperne di più dal punto di vista farmaceutico, vai all’articolo 

LA POLEMICA - Ovviamente il mondo della scienza si è diviso riguardo all’uso di questo medicinale.
Studiosi dell’Università di Londra hanno sollevato diversi problemi etici legati al medicinale: i ricordi ci rendono le persone che siamo, e dagli errori si impara sempre. “Rimuovere i ricordi che addolorano o terrorizzano – sottolinea sul Daily Mail Daniel Sokol, bioeticista al St George’s, università di Londra – non è come togliere una verruca o un neo. Cambierebbe l’identità personale, poiché siamo legati alle nostre memorie”.

James L. McGaugh, studioso di ormoni da stress dell’Università di California, pone altre questioni: "Sappiamo che questo è un medicinale che permette a chi è emotivamente distrutto di fare una vita normale", ha spiegato. "Sappiamo anche che come funziona sulla vittima, mettiamo, di uno stupro, funziona anche sullo stupratore. E' immorale affievolire in una persona i ricordi di gesti terribili che ha commesso? E negarle il medicinale non è come rifiutare di curare questa persona se si fa male a una gamba o a un braccio?”.

Come si fa a fare una distinzione tra le esperienze negative che ci rafforzano e quelle che ci feriscono indelebilmente? A chi spetta la decisione?

Di Cristina Perrachio
            




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