‘Se mi lasci ticancello’, film del 2004 con Jim Carrey e Kate Winslet, racconta le reazioni di una coppia
dopo la fine della loro storia d’amore: i due decidono di farsi rimuovere dalla
mente i ricordi l’uno dell’altro grazie a un macchinario. Fantascienza? Forse
non più tanto.
Il nuovo medicinale creato nel Laboratorio di stress traumatico di Tolosa, (articolo
originale pubblicato su La Parisienne) di nome propranololo, non elimina completamente i ricordi
dal cervello ma annulla la carica emotiva ad essi legata. Questa molecola era
già conosciuta negli anni Novanta, ma veniva somministrata esclusivamente per
mal di testa o disturbi cardiaci: grazie ai recenti studi, si è scoperto che
può anche essere utilizzata per sfumare la carica negativa proveniente da shock
infantili o traumi.
Un’equipe di Amsterdam ha
compiuto un esperimento su un gruppo di persone, creando nei pazienti un
ricordo spiacevole legato a un ragno mediante una piccola scossa elettrica alla
vista di esso. Si è notato che, 24 ore dopo la somministrazione della molecola,
l’effetto negativo dell’esperienza era sparito.
I risultati della somministrazione del propranololo
sono stati positivi anche nei test effettuati alla Harvard University e
all'Associazione di psichiatria biologica di Parigi: i pazienti, grazie al
medicinale, hanno avuto un netto miglioramento nella reazione ad eventi
traumatici. In particolare, la terapia è stata utile applicata a soggetti
vittime di stupri o attacchi terroristici o a soldati perseguitati dagli orrori
della guerra.
Per saperne di più dal punto
di vista farmaceutico, vai all’articolo
LA POLEMICA - Ovviamente il
mondo della scienza si è diviso riguardo all’uso di questo medicinale.
Studiosi
dell’Università di Londra hanno sollevato diversi problemi etici legati al
medicinale: i ricordi ci rendono le persone che siamo, e dagli errori si impara
sempre. “Rimuovere i ricordi che addolorano o terrorizzano – sottolinea sul
Daily Mail Daniel Sokol, bioeticista al St George’s, università di Londra – non
è come togliere una verruca o un neo. Cambierebbe l’identità personale, poiché
siamo legati alle nostre memorie”.
James
L. McGaugh, studioso di ormoni da stress dell’Università di California, pone
altre questioni: "Sappiamo che questo è un medicinale che permette a chi è
emotivamente distrutto di fare una vita normale", ha spiegato.
"Sappiamo anche che come funziona sulla vittima, mettiamo, di uno stupro,
funziona anche sullo stupratore. E' immorale affievolire in una persona i
ricordi di gesti terribili che ha commesso? E negarle il medicinale non è come
rifiutare di curare questa persona se si fa male a una gamba o a un braccio?”.
Come si fa a fare una
distinzione tra le esperienze negative che ci rafforzano e quelle che ci
feriscono indelebilmente? A chi spetta la decisione?
Di Cristina Perrachio
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