In Siria ogni giorno si continua a combattere, a
lanciare bombe e missili e a fare strage di donne e bambini, ma l'attenzione
mediatica è sempre più scarsa e sembra che ci siamo dimenticati che in Medio
Oriente si continua a morire e si combatte una guerra che interessa anche
l'Occidente e l'Italia. Il capo politico Assad continua la sua controffensiva
contro i "nemici della Siria", armando militari e soldati e dando
l'ordine di uccidere tutti coloro che stanno lottando per la democrazia e per
una Siria libera. La ribellione nel Paese é iniziata circa un anno fa dopo la
primavera araba e ha subito coinvolto i poteri mondiali dell'Onu e delle
Nazioni Unite. La guerra in Siria conta già 70 mila vittime tra cui 7 mila
bambini morti sotto le macerie delle loro case o colpiti da proiettili e
schegge vaganti, vittime di una guerra che non avrebbero dovuto conoscere. Molti
bambini sono usati o dal regime di Assad o dai ribelli come giovani soldati, a
cui hanno rubato per sempre l’infanzia, o come incitatori dei combattimenti
come nel caso di Nesma.
Mentre i ribelli colpiscono l’aeroporto di Damasco e il palazzo presidenziale,
mostrando di poter puntare al cuore del regime, Libano, Giordania, Iraq,
Turchia e anche Israele sono di fatto già al fronte e ora si teme il contagio
con gli altri Paesi. Il 17 marzo l’aviazione di Damasco ha bombardato la sede
di un’enclave sunnita sull’altipiano di Aarsal. Da giorni la Siria minacciava
d’intervenire contro quei villaggi libanesi che, a suo dire, forniscono le armi
ai ribelli.
Nel giorno del 1 aprile,
centinaia di famiglie lasciano le loro case nel quartiere di Sheikh Massud, abitato
soprattutto da curdi, a causa dei violenti scontri e combattimenti che vanno
avanti ininterrottamente da tre giorni e che hanno causato già diverse vittime.
L’Unicef ha lanciato un drammatico grido d’allarme, affermando che circa due
milioni di bambini siriani in patria e nei Paesi confinanti sono colpiti dal
conflitto.
Sullo sfondo continua intanto
l’opera della diplomazia internazionale, con Londra pronta a mettere il veto se
l’Ue volesse decidere di proseguire l’embargo sulle armi, e responsabili
francesi, statunitensi e russi che lavorano a una lista di responsabili del
regime che sia accettabile per l’opposizione siriana e con i quali avviare un
negoziato.
Nel
frattempo in ogni singolo angolo della città scoppiano bombe e aumentano i
morti: è di pochi giorni fa l’attacco all’università di Damasco che ha causato
diversi morti e vittime, segnando uno dei più violenti attacchi nelle scuole
del Paese.
L’Onu persiste a condannare le azioni di guerra di Assad contro il suo stesso
popolo e denuncia la grave situazione all’interno del Paese e segnala l’emergenza
dei profughi e degli emigranti che ogni giorno lasciano la Siria per dirigersi in terre
più sicure, ma sembra che l’occidente si sia dimenticato di ciò che sta
accadendo poco lontano da noi.
(http://www.youtube.com/watch?v=K00DCHvedjQ)
di Eleonora Gatto
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