Umberto Breglia ha 43 anni ed è cieco. Gli ha portato via la vista a 20 anni una malattia chiamata retinite pigmentosa genetica, con cu convive da 23 anni. Andeguatosi all'handicap, ha deciso di continuare a studiare e ha insegnato in un istituto professionale fino a 25 mesi fa, quando si è trovato senza lavoro.
Ma non si è arreso, infatti da lunedì lavorerà come centralinista al carcere di Ivrea, per 1100 euro al mese; il tragitto da Torino a Ivrea dura un'ora usufruendo di metro, treno e autobus. Dalla fermata dell'autobus al carcere deve camminare per 150 metri su una statale: qui mancano strisce pedonali, un semaforo con un segnalatore acustico e un marciapiede.
Così Breglia ha chiesto al comune di porre la fermata dell'autobus più vicino al carcere, così da permettergli di arrivare senza pericoli a lavoro ma la risposta del comune di Ivrea è stata: «Le devo comunicare che, purtroppo, ci sono criticità strutturali su
quel nodo per cui nell’immediato risulta molto complicato attuare delle
modifiche».
L'alternativa per Breglia è quella di prendere il taxi, ma facendo i conti verrebbero più di 400 euro al mese dalla stazione di Ivrea al carcere... ma afferma: «Rinunciare a quel lavoro? Non ci penso nemmeno». Lancia così un appello chiedendo solo di poter arrivare sano e salvo al lavoro.
( http://www.lastampa.it/2013/11/29/italia/cronache/io-cieco-rischio-la-vita-per-andare-a-lavorare-aH2HHHer6pGBUmVlFrfBPM/pagina.html )
di Lucrezia Licata
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