La rabbia di Tyson “Volevo uccidere Holyfield”
L'ex pugile, ora promoter Michael Gerald Tyson (Brooklyn, 30 giugno 1966) ,confessa nella sua autobiografia di aver voluto uccidere il suo avversario Evander Holyfield nell'l'incontro per il mondiale dei massimi Wba svoltosi il 28 giugno 1997 all’Mgm di Las Vegas , durante il quale , mordendo l'orecchio del suo sfidante, gli staccò un pezzo del padiglione auricolare . secondo Mike Tyson, Holyfield avrebbe infatti rischiato di
perdere la vita: «Lo volevo uccidere, ero fuori di me», si legge in un estratto della sua autobiografia dal titolo «UndisputedTruth: My Autobiography».
Il pugile racconta «All’inizio del match ero tranquillo e fiducioso ...ma quando ho visto che Evander cominciava a darmi testate ho
capito che la sua era una strategia precisa. Nella seconda ripresa mi ha
colpito di nuovo ferendomi ad un sopracciglio, ma l’arbitro ha detto che era
solo un incidente, mentre dentro di me la rabbia montava.... Quando è
cominciato il terzo round - prosegue il racconto - ero furioso, ero così fuori
di me che lasciai l’angolo senza paradenti... Ho colpito Holyfield due volte,
il pubblico si è infiammato e a quel momento Evander mi ha dato un’altra
testata. Cominciavo a sentirmi stanco ma la rabbia e l’adrenalina ebbero la
meglio. Volevo solo ucciderlo. Le sue testate erano palesi e io ero furioso.
Ero come un soldato indisciplinato, ho perso il controllo, così l’ho morso alla
testa. Mi sono trovato in bocca un pezzo d’orecchio e l’ho sputato sul tappeto,
poi hanno tentati di riattaccarglielo ma senza successo... ».
La narrazione del pugile prosegue con dettagli sull'intera vicenda, che lasciano trasparire un'incontrollabile rabbia, sfociata in una rissa con un pubblico carico e pronto a scatenarsi; Tyson conclude il suo racconto sull'accaduto, descrivendo il suo ritorno a casa : <<...Alla fine sono tornato a casa, con la gente alla porta che urlava. Io ho fumato dell’erba e bevuto del liquore prima di andare a dormire, mentre fuori dal casinò c’era una gigantesca rissa».
La rabbia di Tyson “Volevo uccidere Holyfield”
L'ex pugile, ora promoter Michael Gerald Tyson (Brooklyn, 30 giugno 1966) ,confessa nella sua autobiografia di aver voluto uccidere il suo avversario Evander Holyfield nell'l'incontro per il mondiale dei massimi Wba svoltosi il 28 giugno 1997 all’Mgm di Las Vegas , durante il quale , mordendo l'orecchio del suo sfidante, gli staccò un pezzo del padiglione auricolare . secondo Mike Tyson, Holyfield avrebbe infatti rischiato di
perdere la vita: «Lo volevo uccidere, ero fuori di me», si legge in un estratto della sua autobiografia dal titolo «UndisputedTruth: My Autobiography».
Il pugile racconta «All’inizio del match ero tranquillo e fiducioso ...ma quando ho visto che Evander cominciava a darmi testate ho
capito che la sua era una strategia precisa. Nella seconda ripresa mi ha
colpito di nuovo ferendomi ad un sopracciglio, ma l’arbitro ha detto che era
solo un incidente, mentre dentro di me la rabbia montava.... Quando è
cominciato il terzo round - prosegue il racconto - ero furioso, ero così fuori
di me che lasciai l’angolo senza paradenti... Ho colpito Holyfield due volte,
il pubblico si è infiammato e a quel momento Evander mi ha dato un’altra
testata. Cominciavo a sentirmi stanco ma la rabbia e l’adrenalina ebbero la
meglio. Volevo solo ucciderlo. Le sue testate erano palesi e io ero furioso.
Ero come un soldato indisciplinato, ho perso il controllo, così l’ho morso alla
testa. Mi sono trovato in bocca un pezzo d’orecchio e l’ho sputato sul tappeto,
poi hanno tentati di riattaccarglielo ma senza successo... ».
La narrazione del pugile prosegue con dettagli sull'intera vicenda, che lasciano trasparire un'incontrollabile rabbia, sfociata in una rissa con un pubblico carico e pronto a scatenarsi; Tyson conclude il suo racconto sull'accaduto, descrivendo il suo ritorno a casa : <<...Alla fine sono tornato a casa, con la gente alla porta che urlava. Io ho fumato dell’erba e bevuto del liquore prima di andare a dormire, mentre fuori dal casinò c’era una gigantesca rissa».
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